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Ghetto di Venezia

Il quartiere ebraico

Il ghetto di Venezia, il quartiere ebraico di Venezia, luogo antico e altamente suggestivo, è nato nel 1516 in seguito alle disposizioni del Governo della Serenissima che confinava gli ebrei in una zona circoscritta della città.

Nel 2016 il ghetto ha compiuto cinquecento anni e il mezzo millennio ci ha lasciato storie, personaggi straordinari e architetture particolarissime.

La parola “ghetta” diventata comune sembra derivi da ‘getto‘ e si riferiva alla presenza delle fonderie che sorgevano nella zona d’insediamento dei primi ebrei che essendo di origine tedesca pronunciavano la “g” in modo gutturale.

Itinerario

Il quartiere ebraico di Venezia ha ospitato comunità ebraiche provenienti da vari luoghi: Europa Nord-orientale, Francia, Italia, Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo. Ognuna di queste comunità ha allestito un proprio luogo di culto, ecco perchè ci sono cinque sinagoghe, per fare in modo che ogni comunità potesse rispettare i propri precetti religiosi.

Suggeriamo di entrare nel ghetto veneziano dalla fondamenta di Cannaregio attraverso il Sotoportego del Ghetto arrivando fino in campo del Ghetto Novo, dove si trovano il Museo del Ghetto ebraico ospitato presso la scuola Grande Tedesca e le due sinagoghe, la Scuola del Canton e la Scuola Italiana.

Farete molta fatica a notare le sinagoghe perché si fondono molto bene con i palazzi vicini, ma al loro interno si rivelano piccoli e autentici gioielli.

Successivamente potete proseguire verso il campo del Ghetto Vecchio dove trovate altre due sinagoghe (la Scuola Levantina e la Scuola Spagnola) e molti esempi di edifici tra i più alti della città.

Per maggiori informazioni, vi rimandiamo all’itinerario a Cannaregio.

Per approfondire la storia del ghetto veneziano e della comunità ebraica veneziana consigliamo la lettura di “Storia del Ghetto di Venezia” di Riccardo Calimani e di “Fuori dentro Ghetto”, libricino uscito per la casa editrice Corte del Fontego nella collana “occhi aperti su Venezia” a cura di Isabella di Leonardo e Saul Bassi.

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